IL SAPORE PRENDE IL VOLO SU UNA NUVOLA DI PANE FRITTO: I CHISOLINI.
La giornata dello gnocco fritto è passata da qualche mese. Ma per il Chisulén, sua variante emiliana, è sempre il momento giusto.
Paese che vai, gnocco fritto che trovi. Al cambiare del nome, non cambia la bontà: quello che può variare è un ingrediente nella ricetta o nella modalità della sua preparazione di questa prelibatezza. Se andiamo a Parma, troviamo la torta fritta così denominata perché prima di servirla si spolverava di zucchero; a Ferrara c’è invece il Pinzino che differiva per la sua forma piccola e circolare, bucherellata in superficie con i rebbi della forchetta.
C’è poi una specialità rigorosamente emiliana, come la nostra pasta Dallari.
Stiamo parlando del Chisulén. piacentino, un piatto tipico della val d’Arda che puoi gustare in tante forme diverse, dal grissino al bocconcino.
Buono a sapersi: l’origine del Chisolino.
Alcuni fanno risalire la sua ricetta addirittura ai Longobardi che arrivarono in Emilia nel 568 D.C, portando con sé la lavorazione dello strutto utilizzato per rendere più saporite le pietanze e per cucinarle.
Un ingrediente che trasformò per sempre la tradizione culinaria emiliana. E in effetti esso è alla base della ricetta ed è indispensabile per la frittura anche se oggi si tende a sostituirlo con l’olio extravergine d’oliva più salutare. Gli altri ingredienti sono altrettanto semplici e facilmente reperibili e cioè farina, acqua, sale.
Il nome, invece, sembra derivare da Chisola, la torta impastata a base di ciccioli che ha sfamato i contadini tra l’Appennino e la Val Padana per centinaia di anni. Anche il Chisolino è sopravvissuto al trascorrere dei secoli, diventando fino alla metà del ‘900, l’alimento base della colazione invernale contadina: esso infatti sostituiva il pane quando mancava nelle dispense.
Ma come veniva preparato? L’impasto era rigorosamente “tirato” sull’asse della madia (in piacentino, “la mesa”) con la “canela” cioè il mattarello, poi tagliato a pezzetti dalle varie fogge e fritto. Si poteva scegliere tra due versioni: salato o con una spolveratina di zucchero come dessert. Insomma una bontà da leccarsi i baffi.
Come possiamo mangiare i Chisolini?
Tanti gli abbinamenti golosissimi per queste nuvole gonfie e croccanti. Sicuramente con salumi e formaggi, magari locali. Per rimanere in Emilia ti consigliamo la coppa piacentina; ma sono perfetti anche il crudo e la pancetta. E se vuoi far sognare il palato, provali con i formaggi: puoi spalmarci sopra stracchino o squacquerone. Un modo alternativo per degustarli da vero gourmand è il mix con le cipolline all’aceto balsamico. Hai amici per il brunch o una cena e vuoi chiudere con i Chisolini?
Farai un figurone servendoli con la marmellata. Il tutto annaffiato logicamente con un buon Lambrusco.Pronto a metterti ai fornelli? Ecco la ricetta.
Ingredienti per 4 persone
- 500 g di Farina
- 25 g di lievito di birra
- 2 cucchiai di strutto o Olio Extravergine di Oliva
- 1 cucchiaio di zucchero
- 1 cucchiaio di sale fino
Sciogli il lievito di birra e lo zucchero in 100 grammi di acqua tiepida. Uniscili alla farina. Impasta aggiungendo ancora 100 grammi di acqua, poi i grassi ed infine il sale.
Lascia lievitare l’impasto, che deve essere morbido ma non appiccicoso, almeno per un’ora.
Tira la pasta con il mattarello sulla spianatoia leggermente infarinata, poi ritaglia dei rettangoli di circa 10 cm di lunghezza e 5 di larghezza. L’importante è che siano molto sottili, non più di un paio di millimetri.
Friggi nello strutto o nell’olio ben caldo per un paio di minuti circa, tre o quattro pezzi alla volta. Quando saranno pronti, mettili sulla carta assorbente e servili.
Senti come sono croccanti fuori e morbidi dentro?
Ricorda che:
Puoi conservare l’impasto dello gnocco fritto fino a 12 ore, poi dovrai congelarlo. Quando deciderai di cucinarlo, scongelalo in frigorifero, dopo lascialo acclimatare a temperatura ambiente per un paio d’ore prima di stendere di nuovo la pasta.
Conosci qualche altra ricetta dei Chisolini? Scrivici: insieme c’è più gusto!