Storie di Cuore

LA STORIA DI ANDREA NATO CON UNA CARDIOPATIA CONGENITA.

Pasta Dallari, attraverso i loro racconti, entra nel mondo dell’Associazione Piccoli Grandi Cuori.

Per donare, sostenere o anche solo per conoscere, l’Associazione Piccoli Grandi Cuori, visita il sito https://www.piccoligrandicuori.it/

Quando arriva la notizia che il proprio figlio ha una cardiopatia congenita, la vita sembra fermarsi improvvisamente. Ma Andrea, grazie al Sant’Orsola di Bologna, oggi ha dieci anni e conduce una “vita normale”. Suo padre, il Signor Renato Keller, è volontario per Piccoli Grandi Cuori Onlus.

 

Andrea è nato con la Tetralogia di Fallot, una malattia cardiaca congenita che altera la struttura del cuore, compromettendone il normale funzionamento. A sei giorni di vita gli è stato applicato il primo stent; a un anno, l’intervento a cuore aperto a cui è seguito il secondo nel 2016. Oggi Andrea, il cui nome significa uomo forte e coraggioso, ha un’atresia della polmonare con DIV. Come molti dei bambini nati con cardiopatie congenite, conduce “una vita normale”, seppur soggetta a controlli e talvolta a terapie mediche.  

Intervistiamo il signor Renato Keller, il papà di Andrea per condividere la sua storia. Come molti dei genitori che hanno vissuto queste “esperienze” di dolore e di coraggio, fa il volontario per Piccoli Grandi Cuori, per sostenere quell’associazione che li ha accolti e aiutati quando hanno avuto più bisogno.

Qual è uno dei primi ricordi dell’ospedale di Sant’Orsola?  

“Per prima cosa vorrei ricordare come mai decidemmo di chiamare nostro figlio Andrea. Il suo nome significa uomo forte e coraggioso: ci sembrava un ottimo viatico per il viaggio che ci apprestavamo ad affrontare tutti insieme.

Il giorno prima che nascesse, ho trascorso il pomeriggio nel reparto dove sarebbe stato trasferito l’indomani Mi colpì: sembrava di essere entrati in un altro mondo, immerso tra i disegni dei bambini ricoverati, i giocattoli, le famiglie e il personale medico. Tutto e tutti circondati da un clima familiare. Mi sentì sollevato sapendo che Andrea sarebbe stato lì: È il posto giusto, pensai.”

Cosa è successo quando avete saputo che Andrea sarebbe nato con una cardiopatia?

“Siamo entrati in contatto con la realtà dell’Ospedale Sant’ Orsola di Bologna dopo la visita morfologica: durante il controllo, il medico ci disse che nostro figlio stava crescendo con un importante problema cardiaco. Ci suggerì di rivolgerci alla Dott.ssa Prandstraller in servizio all’ospedale del capoluogo Emiliano. Ricordo che era Pasqua ed avevamo altri programmi…  al ricevere questa notizia tutto è cambiato per sempre. Una volta a Bologna avemmo subito l’impressione di essere nel posto giusto, per la professionalità, la competenza e l’umanità con la quale siamo stati accolti. Dopo i colloqui, gli esami, gli accertamenti, le visite, le ecografie e non ricordo quanto altro, abbiamo pianificato il parto di nostro figlio presso il reparto di ostetricia, in modo da poterlo accompagnare nell’ unità di cardiochirurgia pediatrica e dell’età evolutiva all’interno del comparto ospedaliero, subito dopo la nascita. “

E quando è nato Andrea cosa è successo?

“Il giorno dopo è stato ancora più magico. La nascita di Andrea mi aveva riempito completamente di emozioni fortissime è stato un susseguirsi di gioia e di ansia mescolate insieme. Dopo aver accompagnato mio figlio in ambulanza presso il padiglione designato, mi sono ritrovato solo su una panchina all’interno del reparto in attesa dell’esito della prima visita, ancora lì a fissare i disegni, le bellissime lettere di testimonianze e i ringraziamenti. Ripensando ad allora, sento ancora le voci acute dei bambini nelle varie aree di degenza. Ad un certo punto si avvicinò un’infermiera: vedendomi molto in ansia, mi chiese come stavo e mi rassicurò moltissimo, mostrandomi il reparto ed il suo regolamento. Tra l’altro mi invitò a rivolgermi alla caposala per qualsiasi necessità, accennandomi anche ad un’associazione che operava all’ interno dell’ospedale per aiutare le famiglie ricoverate. Fu il primo contatto con i Piccoli Grandi Cuori: il nome mi piacque moltissimo e mi fece pensare ad Andrea ed ai tanti piccoli guerrieri: grazie a quest’associazione non erano soli. A distanza di anni ho rivisto quell’ infermiera e le ho detto, emozionato, quello che lei ha fatto per me, un gesto ancora oggi indimenticabile.”

Cosa significa per lei far parte di Piccoli Grandi Cuori onlus?

“Sono passati quasi 10 anni da quando Andrea è nato e sono un volontario di quell’ associazione che mi ha accolto ed aiutato ad entrare in un mondo per me allora nuovo e (ancora) difficile. Ne faccio parte con orgoglio e ho coinvolto anche mio figlio nelle varie iniziative benefiche, ultima delle quali è colorare il reparto. Io c’ ero quando è stato inaugurato il nuovo padiglione. Me lo ricordo freddo, asettico… un classico ospedale: è stata la prima volta che mi sono sentito davvero in un ambiente così impersonale con mio figlio. Con questo progetto vogliamo decorare ed abbellirlo per renderlo più vivibile per degenti e familiari che lo frequentano: vi assicuro che è importantissimo! Con mio figlio guardiamo le immagini, le commentiamo, valutiamo i fiori disegnati nelle varie camere e “ci sentiamo un po’ a casa”. Cito le parole di Paola Montanari, la Presidente dell’Associazione PGC. Sentirsi a casa è fondamentale per i pazienti. Mio figlio, dopo l’ultimo ricovero, mi ha detto addirittura che è stato davvero come stare a casa, intervento a parte.

Stare a casa, una bella casa, accogliente e calda come la propria, in compagnia di persone con le quali si condividono gioie e dolori, che diventano come una famiglia. In questi anni mi sono anche riavvicinato alla fede ed ora sento la mano di Dio in ogni giorno di mio figlio. Dio è nei bravissimi dottori, negli instancabili infermieri, nella mia infermiera speciale, nei chirurghi, negli operatori, negli altri pazienti, nelle loro famiglie e in tutte quelle persone che si occupano di noi in un momento così difficile. Voglio dire grazie a tutti, grazie con tutto il cuore.”

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